>>Credit: Puoi leggere l’articolo originale che è stato pubblicato da questo sito
Le architetture di reti e sistemi in fabbrica stanno cambiando rapidamente, spinte dalle innovazioni provenienti dal mondo IT, ma con la digitalizzazione e l’interconnessione degli asset aumenta anche l’esposizione a rischi informatici e ad altre minacce che possono compromettere la continuità operativa delle imprese. Non sorprende quindi che per molti CIO (Chief Information Officer) e CISO (Chief Information Security Officer) gli oggetti industriali connessi siano diventati una ulteriore preoccupazione.
Il pericolo viene dall’uso abituale di reti “piatte”, dai molti punti di accesso alla rete non protetti, da un aumento dei veicoli di attacco e dal fatto che, a compiere gli attacchi, siano sempre più spesso vere e proprie organizzazioni criminali.
Recentemente, campagne di malware ed altri atti cyber criminali hanno avuto ripercussioni sul mondo della produzione industriale: a volte anche solo come “danni collaterali” di attacchi ai sistemi IT dell’Azienda presa di mira da attaccanti e malavitosi.
Alcuni report recenti (come ad esempio quelli di Clusit) hanno segnalato come stiano crescendo gli incidenti/attacchi al mondo OT e IIoT, e di conseguenza anche il valore dei danni connessi. Gli attacchi fatti con ransomware nel 2017/18 hanno causato danni stimati oltre 10 miliardi di euro a livello globale: fabbriche in tutto il mondo si sono fermate ed abbiamo anche visto interruzione nell’erogazione di servizi essenziali (acquedotti, ospedali, ecc.).
Alcuni esempi sono apparsi anche sui giornali ed in TV: la britannica Reckitt Benckiser Group ha subito una perdita scioccante di 117 milioni di dollari a causa di NotPetya, pari all’1% delle sue vendite annuali; la Merck, uno dei colossi globali del Farmaceutico, ha messo a bilancio perdite per 135 milioni di dollari in un solo trimestre; Norsk Hydro, leader dell’alluminio, ha parlato di danni per oltre 70 milioni di dollari.