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L’attesa proroga e il rafforzamento del piano Transizione 4.0, finalizzato, tra l’altro, a sostenere le imprese nell’attivazione dello smart working non ha trovato posto nel Decreto Rilancio.
Si aspettavano importanti novità nell’ambito di Impresa 4.0. Nella bozza del decreto “Rilancio” a cui stava lavorando il governo era emerso – come riportato alcuni giorni fa dal Sole 24 Ore – che il credito di imposta per gli investimenti digitali avrebbe dovuto registrare un aumento dal 6% a 10% con un bonus ulteriore – pari al 15% – destinato alle spese per agevolare lo smart working.
Nel corso di un question time al Senato il ministro dello Sviluppo economico, Patuanelli, aveva infatti affermato che il credito d’imposta “verrà garantito, rafforzando Impresa 4.0 e portandola ad un arco temporale di tre anni”. In questo ambito, in particolare, il credito di imposta sarà “legato alle necessarie trasformazioni delle linee produttive legate alla protezione dei lavoratori e degli imprenditori stessi dal Covid. Le imprese dovranno investire per adeguare le linee produttive per garantire il distanziamento e quegli investimenti dovranno essere sostenuti attraverso meccanismi di credito di imposta immediatamente cedibili agli istituti finanziari per creare appunto la liquidità necessaria a fare questi investimenti”.